mercoledì 24 giugno 2015

Lettera aperta all'On. Claudio Scajola

Gentile Onorevole Scajola (la chiamo ancora onorevole perché i parlamenti passano, i titoli restano)
Le scrivo, approfittando dello spazio che mi concedono gli amici di ImperiaSera, perché, come forse saprà meglio di me, la situazione politica in Liguria e a Imperia è piuttosto complicata e per chiederLe di intervenire affinché possa cambiare in meglio.
Partirei con Genova. Dal silenzio imbarazzante del Suo fedelissimo Antonello Ranise (per citarne uno a caso) sulla questione degli immigrati a Ventimiglia, intuisco (ma potrei sbagliarmi) che da queste parti non si è molto soddisfatti della "salvinizzazione" di Toti.
Capisco che occorra aspettare ancora un pochino, giusto per vedere se Suo nipote sarà o no nella Giunta, ma mi era sembrato di capire che il Suo desiderio, a livello nazionale, fosse quello di mettere insieme tutti i cosiddetti moderati. Ebbene, se quel desiderio non si è ancora infranto, intervenga e moderi. Tutto sommato resta un democratico cristiano, quindi non aggiungo altro e tragga Lei le conclusioni.
A Imperia, forse saprà anche questo meglio di me, la giunta è traballante: il minestrone iniziale è già stato rimescolato due o tre volte, ma credo che un po' sia rimasto appiccicato al fondo della pentola e l'odore di bruciato si sente fin qua nella ridente valle Prino.
Capirà, quindi, che in città cominciano a circolare voci su eventuali elezioni anticipate.
Al riguardo Le allego l'articolo uscito sul Secolo XIX che mi ha fatto sobbalzare.

In verità, visto che so le cose sempre con grande anticipo, grazie ai compagni e agli amici che ho qua e là, sapevo della cosa addirittura (!) già da ieri mattina: "un nome ci sarebbe", mi è stato detto, "ed è quello di Parolini, ma lì bisogna prendere accordi con Scajola".
Per il momento Le chiederei di richiamare alla moderazione alcuni personaggi che andrebbero a far parte della squadra di Parolini: non ce lo vedo bene, con i moderati, uno che su Facebook scrive quanto Le allego:
foto tratta da ImperiaPost

o uno che esterna in questo modo, per fare due esempi:

Lei capisce, vero? Allora La  prego: inviti i "suoi" a essere più moderati.

Ossequi
Angelo Amoretti

P.S. Ho preso un grosso rischio, a scriverLe: molti si stupiranno e si scandalizzeranno, ma vede, la differenza tra me e qualcuno di loro è che io Le scrivo, ma non La voto; loro non Le scrivono. E la votano anche certi "compagni", quando torna loro comodo.


venerdì 22 maggio 2015

Siamo ancora a questi punti

Sulla pagina Facebook di Alessandro Casano (che vanta ben 67 "mi piace"), candidato al consiglio regionale ligure sotto il segno di "Fratelli d'Italia-An" in appoggio alla presidenza di Giovanni Toti (Forza Italia), fa spicco questa bella immagine di Giorgio Almirante, reduce della Repubblica Sociale Italiana, fascista e picchiatore*
Votereste uno così?

*Partito Socialista Italiano, In nome del popolo italiano il tribunale penale di Campobasso condanna Almirante segretario nazionale del M.S.I. ed assolve Vasile segretario della Federazione del Partito socialista italiano di Campobasso il quale ha qualificato Almirante massacratore e torturatore di italiani, Histonium, Vasto 1975 (Wikipedia)

giovedì 7 maggio 2015

La carica dei 200 del PD contro Raffaella Paita

L'articolo che segue è datato 23 aprile, ma alla luce di quanto è successo anche a livello nazionale (l'addio di Giuseppe Civati al PD), riteniamo opportuno pubblicarlo:
IN FUGA DALLA CANDIDATA DEM. TRA LE FIRME ANCHE MONTALDO E BENVENUTI 
Il “manifesto dei 200”, ultimo strappo nel Pd L’accusa: 
«Destra frequentata con troppa disinvoltura, ora al voto secondo coscienza»

Nel PD il tempo degli strappi clamorosi non è finito con le primarie. E nemmeno con l’uscita di Luca Pastorino e dei suoi dal partito. Adesso arriva un’altra botta di “fuoco amico” su Lella Paita, ma anche sui vertici del partito in Regione e a Genova. 
A poche settimane dalle elezioni. Duecento firme, tra cui quelle pesanti del vicepresidente regionale Claudio Montaldo e dell’ex segretario Ds Ubaldo Benvenuti, oltre a quelle di semplici militanti e coordinatori di circoli, in calce a un documento in cui si esplicita la scelta di “libertà di coscienza” nelle urne. Ci sono anche amministratori come la presidente del municipio Valpolcevera Iole Murruni e il presidente provinciale di Anpi Massimo Bisca. Ottanta sono semplici elettori,120 gli iscritti. 
Non è un sostegno esplicito a Luca Pastorino (anche se Claudio Montaldo si è fatto vedere all’inaugurazione del point del candidato della Rete a sinistra) e nemmeno un appello palese al voto disgiunto. Ma sicuramente non è nemmeno un bel segnale per il Pd genovese. Che infatti replica a stretto giro di posta, con una nota del segretario Alessandro Terrile, nel mirino dei dissidenti per aver accettato un posto nel listino in caso di vittoria di Raffaella Paita alle elezioni. «Non bastano i richiami alla disciplina di partito quando si producono delusioni e amarezze così profonde - scrivono i duecento dissidenti richiamando l’”inquinamento” delle primarie e i voti di esponenti del centrodestra a favore di Paita- né funziona“il pericolo della destra” quando la si è frequentata, persone e idee, con tanta disinvoltura. Ognuno di noi sceglierà secondo la propria coscienza, secondo ciò che riterrà meglio per la Liguria». 
Il paradosso è che il documento arriva proprio nel giorno in cui Ncd e Udc si siedono allo stesso tavolo con Giovanni Toti “mollando” Paita e Burlando. «Considero il documento più un attacco a me, e al PD genovese, che a Raffaella Paita. - scrive Terrile - E lo trovo perfino comprensibile: in questi anni pur con fatica ho diretto il partito genovese ascoltando tutti, ma assumendomi la responsabilità di decidere, senza cercare padrini, convocare caminetti, seguire i riti stanchi delle correnti». 
Mentre Lunardon polemizza sulla definizione di “voto secondo coscienza”: «Tutti votiamo secondo coscienza e secondo convinzioni politiche, ma mai come questa volta il voto sarà politico. La sfida, come sappiamo tutti, è a due: tra noi e il centrodestra, tra noi e Toti.Ogni voto perso su di noi è un voto guadagnato per Toti».

E. Ros. - Il Secolo XIX -

domenica 3 maggio 2015

L'impero di Scajola sta crollando?

Da Il Secolo XIX del 1° maggio 2015
Per la prima volta Forza Italia potrebbe non avere neppure un seggio: alcuni sondaggi la danno al 10% 
«Marco in Regione? Il “marchio” Scajola non basta più» 
In sordina l’ex ministro lotta contro i pronostici per la rielezione del nipote: «Si rischia una brutta figura». 
Gelo con Toti
Marco Scajola


Dicono che se ne stia sull’Aventino, nella sua villa di Imperia.Qualche passeggiata in centro, amici da ricevere, uno ristretto e fidato entourage, ma di politica vissuta poca. Ben poca. Nonostante suo nipote Marco ad Imperia sia in lista con Forza Italia.Nei giorni che precedono le elezioni regionali in Liguria, mentre la campagna elettorale entra nel vivo e le mazzate a destra e sinistra sono vibrate con vigore, l’ex ministro Claudio Scajola tace. Almeno pubblicamente. In privato invece, con gli amici rimasti e sparsi in tutta la Liguria, si lascia andare. Sì certo, il nipote Marco, consigliere regionale uscente è candidato, e l’ex ministro gli darà una mano. 
Ma tutta l’operazione di Forza Italia non lo convince molto. Anche perché per la prima volta il partito di Berlusconi in provincia di Imperia potrebbe non prendere neppure un seggio. Lui, uomo dei numeri, cresciuto nelle stanze della Democrazia Cristiana, autore di vittoriose cavalcate elettorali nel Ponente ligure prima sotto le bandiere di Forza Italia e poi con quelle del Pdl, si rende conto che la corsa alle regionali è completamente in salita. I numeri dei sondaggi in mano ai dirigenti di Forza Italia, dicono che in Liguria il partito potrebbe attestarsi intorno al 10%, quota che significano solo tre seggi: due a Genova e uno a Savona. Nessuno ad Imperia. Per questo, dicono i suoi amici, l’ex ministro, non sarebbe troppo felice della candidatura del nipote preferito perché in queste condizioni, neppure il nome Scajola potrebbe riuscire a spalancare le porte della Regione. 
Così, sostengono i suoi amici, l’impegno sarà finalizzato ad aiutare il nipote. Per Forza Italia e il suo candidato alla presidenza della Regione Liguria, Giovanni Toti, invece solo un aiuto “indiretto”. D’altro canto tra Toti e Scajola i rapporti non sono idilliaci. Lo spartiacque fu un’altra tornata elettorale, quella delle Europee: Toti andò a Bruxelles e Scajola fu disarcionato dal partito. 
Da allora, anche per le dichiarazioni del consigliere politico del Cavaliere, tra i due c’è freddezza. Sarà un caso ma Toti non ha ancora incontrato Claudio Scajola: una carenza di bon ton politico che, ovviamente, è stata notata. Di bon ton, invece, ne ha da vendere Carlo Bagnasco, consigliere regionale uscente, che a chi chiede se l’incontro c’è stato, risponde: «C’è sempre così poco tempo quando ci si muove per la campagna elettorale, ma so che Giovanni vuole incontrare assolutamente Claudio». E poi ci sono le parole pronunciate anche perché arrivino anche in cima all’Aventino. «Scajola è stato un grande coordinatore di questo partito, il migliore forse, ma anche i numeri 10 devono andare in pensione» ha detto Toti ad Imperia durante le sue prime scorribande elettorali. 
Alessandra Costante